La Storia

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Veduta panoramica di San Lorenzo in Campo

San Lorenzo in Campo si erge tra le colorate colline marchigiane, in uno splendido paesaggio rurale, nella ridente vallata del Cesano, fiume che bagna le terre laurentine, ai margini della ricca zona archeologica di “Suasa Senonum”.
A 209 m s.l.m., segna il cuore della vallata, trovandosi equidistante dal mare Adriatico (Marotta a 25 km) e dall’Appennino Umbro-Marchigiano (Monte Catria 1701 m s.l.m. a 25 km).

Il comune è popolato da circa 3500 abitanti e si estende in un territorio di 28,69 kmq, comprese due frazioni: Montalfoglio e San Vito sul Cesano, due borghi affascinanti immersi nel verde con stupende viste della vallata.

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Palazzo della Rovere – sede del Teatro “Mario Tiberini” – visto da Via Cavour

Il centro storico conserva la pianta urbanistica originale con viuzze interne, archi di accesso e mura di cinta castellane con torrioni attualmente privi soltanto delle merlature.

Nella parte più elevata si ergeva la rocca, di cui rimangono resti abbastanza leggibili, sotto la quale si apre la caratteristica piazzetta “Padella”, dove si affaccia il severo Palazzo della Rovere (foto), sede del Museo Archeologico del Territorio di Suasa e del teatro comunale Mario Tiberini, il cinquecentesco Palazzo Amatori e quello dei principi romani Ruspoli.

A due passi l’Abbazia Benedettina, fra i più bei monumenti romanico-gotici esistenti nell’intera regione Marche.

Bandiera verde dell’agricoltura, ha tra le colture che spiccano per singolarità quella del farro e quella di un particolare vitigno da cui si trae la famosa “vernaccia” e i gustosi vini locali Sangiovese e Bianchello.

 

La storia

La nascita del centro abitato di San Lorenzo in Campo è da ricondurre alla vicina città romana di Suasa, situata sulla piana della media valle del Cesano, e in particolare alle fasi legate al suo abbandono, che divenne definitivo attorno al VI-VII sec. d.C, con la conseguente perdita del controllo su tutto il territorio circostante. In seguito, nella vallata, non vi fu nessun nuovo centro urbano che potesse dirsi veramente erede di quello antico.

Tra l’VIII e il IX secolo furono le istituzioni monastiche a ricreare le condizioni per una ripresa civile e sociale dei territori, e almeno attorno al IX secolo fu il monastero benedettino di San Lorenzo in Campo ad esercitare una funzione di riorganizzazione della vallata.
Il complesso, collocato in posizione elevata lungo l’antico tracciato romano che percorreva la vallata, avvia l’opera di bonifica e di sfruttamento agricolo del territorio circostante. Alcuni documenti scritti sembrano attestare la presenza precedente di un eremo, ed è significativo che il primo nome dell’abbazia sembra essere stato San Lorenzo in Silvis (nei boschi), a testimoniare il passaggio da una situazione di incolto a quella successiva caratterizzata da un paesaggi agrario sotto il controllo antropico.

Ben presto attorno al monastero si coagularono gli interessi della popolazione del luogo che si organizzarono, sul promontorio vicino, in un abitato stabile.

In seguito l’insediamento divenne un vero e proprio borgo fortificato (castello), dotandosi di mura di cinta con torrioni e di una possente rocca con cortina scarpata, costruita su un terrapieno nella parte più elevata. In un primo periodo (XIII sec.) il castello fu dominato in fasi alterne dalla Santa Sede e da Fano, dipese poi dal Rettorato della Marca e nella metà del ‘300 fu assoggettato da Galeotto Malatesta. Alla fine del 1300 vi si stabilì la signoria dei Conti di Montevecchio ai quali rimase in feudo, con brevi intervalli di occupazioni di Francesco Sforza e di Sigismondo Malatesta, sino all’inizio del ‘500, quando il castello di San Lorenzo in Campo entra nell’orbita della famiglia dei Della Rovere.
Non prima però di un breve periodo sotto la signoria dei Medici, quando, durante le battaglie di riconquista da parte di Francesco Maria, il castello fu incendiato (1516) dalle truppe di Lorenzo de’ Medici.

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Approfondimenti sulla storia medievale

San Lorenzo in Campo nel Medioevo – Approfondimento a cura di F.Ceresani

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Dal periodo Rinascimentale in avanti

La morte di Lorenzo de’ Medici decreta definitivamente il possesso del castello al Duca Francesco Maria della Rovere (1522). Alla sua morte (1538) passò al primogenito Guidobaldo II che lo lasciò, assieme a Castelleone e altri paesi vicini, al fratello minore Giulio, ordinato cardinale all’età di 14 anni nel 1547. Giulio della Rovere, eletto commendatario dell’Abbazia nel 1570, fece di San Lorenzo la sua residenza e vi fece costruire il palazzo ora sede del Museo. In seguito il Palazzo passò agli Albani e fu poi sede Comunale; ospitò le scuole e il carcere. Tra la fine del ‘700 e il primo decennio dell’ ’800 vi trovò posto una sala per “Comiche e Rappresentazioni” dove si faceva uso di un teatrino mobile montato e smontato ad ogni stagione. Fu nel 1811, dopo il crollo del soffitto della grande sala che si colse l’occasione di costruirvi un teatro stabile. Il nuovo teatro, chiamato Teatro Trionfo, fu terminato attorno al 1820. Nel 1880 il teatro, in legno, fu in parte distrutto da un incendio e ricostruito in muratura. Nel 1882 fu inaugurato ufficialmente con il nome di Teatro Condominiale Mario Tiberini. Nel 1981 il teatro fu restaurato e inaugurato nuovamente nel 1983, rimanendo in funzione sino ad oggi.

Al periodo, tra rinascimento e tardo rinascimento, si deve probabilmente la trasformazione della rocca in residenza signorile, di cui si ha notizia di una sua intenzionale e parziale distruzione per paura di crolli già in età roveresca e del suo passaggio alla famiglia Amatori.
Dal percorso di fondovalle doveva staccarsi una strada, delimitata da abitazioni con porticato, che portava al monastero e al castello.

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Veduta storica di San Lorenzo in Campo di F. Mingucci (1626)

Una buona idea di come doveva essere l’aspetto urbanistico di San Lorenzo verso la metà del ‘600 ci è restituita dalla celebre veduta acquerellata (foto) del pesarese Francesco Mingucci.

All’estinguersi della famiglia Della Rovere, verso la fine del ’600, San Lorenzo tornò sotto il dominio della Santa Sede. Tra settecento e ottocento San Lorenzo in Campo si espanse ai piedi dell’altura occupata dal borgo, lungo la direttrice viaria del fondovalle, sino ad ampliarsi in età contemporanea al di là dell’asse stradale verso il fiume Cesano.

Nel 1797 fu invaso dalle truppe rivoluzionarie francesi, alle quali insieme ad Urbino oppose mirabile resistenza: duemila soldati raccolti in fretta si scontrarono con i francesi in località Ponte Rotto nei pressi di San Lorenzo in Campo; i francesi, quantunque più numerosi e meglio armati, vi ebbero la peggio.

Approfondimento: San Lorenzo in Campo durante la Seconda Guerra Mondiale

“I tedeschi a San Lorenzo in Campo con i fascisti laurentini esistevano già all’inizio del 1943 , anno XXI dell’Era Fascista (E.F.) . I tedeschi erano di presidio in una casa a sinistra di via Cavour n. 17. Nell’angolo con Via San Demetrio c’era la caserma dei Regi Carabinieri. Dove oggi c’è la BCC di Pergola c’era la Casa del Fascio Laurentino e a destra dov’è la sede del Avis nel dicembre 1943 fu la sede della 21° Legione della GNR – Guardia Nazionale Repubblicana e dei militi della RSI – Repubblica Sociale Italiana. Fino all’8 settembre 1943 si viveva tranquilli poi le cose cambiarono con un notevole passaggio di tedeschi. Pezza Luigi, laurentino, era al comando del manipolo provinciale di Pesaro. Intanto nascevano nella zona, con i giovani che avevano abbandonato dopo l’8 settembre l’Esercito Italiano, i renitenti alla Leva e anche con laurentini più anziani contrari al nazi-fascismo dei gruppi clandestini nelle zone di Castelleone di Suasa, Pergola, San Lorenzo in Campo, Mondavio, Orciano e Barchi.
Il problema era procurarsi le armi e le munizioni. Il comandante di Castelleone di Suasa, Marcelli Antonio, andò a Roma a prendere le armi e successivamente assaltò la caserma dei Carabinieri e diede le armi al GAP – Gruppo di Azione patriottica Laurentino. Il 21 aprile 1944 quando il grano stava per spigare, dal presidio tedesco che era già nella fattoria di Don Mario Ruspoli diedero ordine al contadino Campanelli Giovanni di falciare con una macchina falciatrice trainata dalle vacche, il grano per creare una pista per aeroporto di circa 800 metri. Per un mese lavorarono con Campanelli Giovanni altri laurentini e cittadini di Castelleone di Suasa. Ogni fine settimana venivano pagati con lire italiane e nel cassetto del tavolo del tedesco pagatore c’erano molte mazzette di denaro con carte da 1.000 – 5.000 e 10.000 lire, nuove fior di stampa. I lavoratori avevano costruito sotto la direzione tedesca dei ricoveri per aerei, 3 verso il Cesano e 3 verso la provinciale dietro le attuali case, ricoperti di terra e frasche. Nello stesso periodo fu costruito l’aeroporto a Ponte Rio – passo di Monterado sulla sponda sinistra del Cesano, costruito dalla TODT. Aeroporto che fu utilizzato, mentre quello laurentino no”

“Nel mese di maggio 1944 con lo sfondamento della Linea Gustav e Albert in Abruzzo le cose peggiorarono e cominciarono nella nostra zona le razzie di bestiame. Venivano formate delle mandrie scortate dai tedeschi fino alla stazione ferroviaria di Calcinelli da dove dapprima venivano portate in Germania e solo le ultime venivano utilizzate come cibo per l’esercito. Al ritorno dalla Germania i treni portavano i cavalli per trainare l’artiglieria. Nel Mese di Giugno 1944 i tedeschi cominciarono a scorrazzare nella nostra zona come padroni arroganti e cercavano uomini e cibo perché dalla Germania ne arrivava poco e dovevano procurarselo in loco”.

1 luglio. Il Comando tedesco della Difesa del settore Adriatico arrivò a San Lorenzo. Furono requisite molte case, incominciarono le ruberie e la vita difficile per il coprifuoco.

“La 71 a Divisione tedesca comandata dal Gen. Wilhelm Raapke aveva combattuto fino al mese di maggio 1944 sul fronte di Cassino, era composta da circa 15.000 unità che ripiegarono a Jesi con metà uomini. Arrivarono a San Lorenzo nella mattinata del 1° luglio 1944, il comando prese posizione nella zona vicino al Crocefisso nella villetta n. 25 che era di Podestà Maria Teresa vedova Anselmi fucilata dai Partigiani di Arcevia il 14 luglio 1944. Requisirono la scuola d’infanzia e le villette di Viale Regina Margherita e Via Triste per insediare i comandi”.
“In via Cesare Battisti, nella casa Borgacci c’era l’officina della Divisione. Nell’attuale scuola elementare c’erano i campi dove stazionavano i camion. I tedeschi avevano un solo cannoncino con le ruote di gomma che portavano a sparare per il paese verso la collina di Castelleone. Nell’attuale asilo c’era un primo pronto soccorso mentre gli ospedali erano a Pergola e Mondavio. Nel podere Bettelli in Via Cesare Battisti presso la Casa attuale di Enea c’era un serbatoio di benzina presidiato da 3-4 militari tedeschi di origine austriaca. Dal 1° Luglio fu istituito il coprifuoco e la vita dei laurentini divenne molto difficile”.
“Nei primi giorni di luglio 1944 una squadra di artiglieri tedeschi portò a Borgo Roncaglia , proveniente dal Rio freddo, un cannone trainato da quattro cavalli e ordinò alle donne di una delle case occupate di cucinare una grande frittata e alla sera sfiniti andarono a dormire nel magazzino di casa. Tre, quattro uomini circondarono una squadra tedesca appostata nel punto più alto di Borgo Roncaglia dove c’era una vedetta su un olmo a 10 mt da casa. Con un rotolo di sgarza per le sedie avevano ricavato una corda che collegava l’olmo alla casa e una campanella che dava l’allarme ai tedeschi che soggiornavano all’interno. Gli uomini spararono alla sentinella tedesca che era sull’olmo che cadde non si sa se morta o ferita. I Tedeschi usciti di casa misero in fuga sparando gli accerchiatori ma non li colpirono e si rifugiarono verso il Rio Freddo”.

4 luglio. Mitragliamento nella strada Provinciale con due morti: nelle scuole e in altre parti della campagna.

“Il 4 luglio un caccia inglese mitragliò la strada per Pergola all’altezza di via Raffaello e uccise Guidi Giulio e Mattioli Ada che in bicicletta venivano al mercato a San Lorenzo. Le pallottole penetravano nel terreno per 15-20 centimetri. S. Lorenzo subì 14 bombardamenti da caccia inglesi Spitfire, provenienti dalla zona di Foggia con piccole bombe e non da bombardieri. In giugno un bombardiere alleato di ritorno da missioni al nord sganciò due bombe al Cesano, una esplose nei pressi della casa del podere Marianelli e un’altra esplose a scoppio ritardato nell’alveo del Cesano, i tedeschi allontanarono i curiosi che stavano accorrendo a vederla”.

I bombardamenti iniziarono dal 1 luglio. Ripetuti bombardamenti aerei nel centro del paese. Una bomba cade presso l’arco del Molino, qui è rimasta ferita una giovane, Savelli Francesca, che poi morì. Lungo la via Cesare Battisti sotto una casa colpita in pieno da una bomba periscono 5 persone: Ludovichetti Gustavo col genero e il nipote, Guiducci Amedeo e Bevilacqua Elvira, dalle cui braccia fu estratta viva sua figlia. Tutti sfollano nelle campagne e nei paesi vicini.

13 – 14 luglio. Altri bombardamenti colpiscono case nella periferia fortunatamente senza vittime. Il paese è deserto: tutti sono fuggiti. Dal mare arrivò una bordata da una nave, tre proiettili da 320 mm. Due esplosero a circa 50 m dalla basilica e uno cadde inesploso vicino al cimitero che poi i tedeschi lo fecero esplodere.

15 luglio. Una giornata infernale: diverse incursioni con sganciamento di bombe che colpiscono case del borgo e della periferia. Due bombe cadono nelle vicinanze del SS. Crocifisso distruggendone tutte le vetrate a colori di molto pregio e le cornici nei soffitti dipinti. La casa attigua lesionata e scoperchiata. Una vittima: il giovane Guidi Giuseppe.

16 luglio. Durante la celebrazione della Messa nella Basilica avviene un’incursione aerea : i pochi fedeli presenti si rifugiano nella cripta. Nella notte partono tutti i tedeschi e rimangono solo i soldati guastatori che minano i ponti, strade, acquedotti, cabine etc.

18 luglio. Mitragliamento nel paese e lungo le strade senza morti né feriti. Nelle campagne tutti hanno scavato rifugi sottoterra per rifugiarsi durante i bombardamenti aerei. Affluiscono continuamente tedeschi che si fermano nel paese, di notte entrano nelle case, rompono porte, mobili, vetri, mettono spavento.

24 luglio. Nella notte il comando tedesco della 71° divisione partì per San Michele al Fiume e a San Lorenzo cessarono i bombardamenti.

27 luglio. Alla sera arrivarono cinque GAP di Castelleone di Suasa nella casa colonica di Giudi Giuseppe in Via Caprile. Rapirono il repubblichino Bucatelli Bruno, sfollato da Pesaro con la moglie.

28 luglio. Posizionamento dei cannoni nelle campagne, via Montalfoglio, Caprile, Roncaglia, Cimitero. Ogni giorno gli aeroplani mitragliano e sganciano bombe. Il presidio tedesco rimane nella casa Borgacci in Via Cesare Battisti formata da guastatori e rimasero li fino al 12 Agosto.

1 Agosto. Viene colpita una casa nelle vicinanze del Ponte Verde (Pianaccio-Mondavio) con la morte di una giovinetta Branchini Luigina di anni 19.

3 Agosto. Spaventoso bombardamento nelle vicinanze del Crocefisso. Un giovane viene colpito da una scheggia e muore. Una capanna vicino ad un rifugio pieno di persone viene distrutta: alcuni feriti non gravi. Nella notte viene ritrovato morto Bucatelli Bruno, ucciso dai GAP di Castelleone nel terreno di Valenti Gino, a 400 m dalla casa da cui fu rapito.

7 Agosto. Primo bombardamento inglese. Gli sfollati non si sentono più sicuri nelle case di campagna e nei rifugi e ritornano in buona parte in paese: nei sotterranei del Palazzo Comunale e del Castello. Per la seconda volta il simpatizzante fascista Persi Dino (laurentino) fu rapito dai GAP di Castelleone e lo passarono poi ai GAP di Barchi e Torre che lo uccisero dopo qualche giorno e lo ritrovò lo zio Persi Luigi nel 1946.

10 Agosto. Nel mattino scoppiano con grande fragore le mine ai ponti di Nidastore e Castelleone sul Cesano: i due grandi ponti di recente costruzione saltano in aria. Arrivano le fanterie tedesche dal fronte e piazzano ovunque mitragliatrici e cannoni. Siamo nella prima linea del fronte. Il Comando Tedesco proibisce di circolare per le strade e le campagne.

“Il 10 Agosto i tedeschi fecero saltare il ponte sul Cesano e spostarono il presidio al Palazzo Amadori. Dopo il 10 agosto i tedeschi costruirono posti di vedetta sul lato sud del roccolo di Augelli Monti sopra la casa del contadino Baldetti a Roncaglia e un’altra sulla proprietà del contadino Manieri Francesco detto Checco vicino a dei ruderi di epoca romana. Questi due posti furono bersagliati dalla batteria di 5 cannoni situati nella bassa di Barbara che sparavano su San Lorenzo e furono entrambe colpite anche su indicazioni dei partigiani laurentini che erano passati oltre la linea ad indirizzare il fuoco ed indicare i bersagli da colpire. La postazione del roccolo era uno scavo nel terreno con tavole e ricoperto di terra con dentro un mitragliere. Due colpi andarono a vuoto, il terzo colpì la posizione, il tedesco morto in un primo momento fu seppellito sul posto. Un certo Marinelli gli prese le scarpe e i tedeschi si arrabbiarono con i presenti. Successivamente fu trasferito al locale cimitero e quando lo riesumarono nel ’48 la penna stilografica nel taschino ancora scriveva raccontò il becchino! La postazione da Manieri subì la scarica di 5 cannoni posizionati in un terreno alla bassa della Barbara che uccisero anche 5-6 vacche e sollevarono dietro il muro romano una gran nuvola di polvere”. Gli italiani del C.L.N (comitato nazionale di liberazione) avevano conquistato Castelleone di Suasa e tutta la collina a destra del fiume Cesano.

11 agosto. La battaglia del fronte è in pieno svolgimento: duelli di artiglierie e mitragliamenti.

12 agosto. I cannoni tedeschi ed inglesi non danno tregua. Molte le case lesionate e sfasciate dai cannoni. Due proiettili colpiscono una casa del Castello e vengono uccisi madre e figlio: Tenti Anna e Tenti David.

13 agosto. Grande sparatoria di cannoni inglesi e mitraglie: obiettivo il paese. Tutti si affollano nei rifugi e nelle cantine.

14 agosto. Il Comando tedesco fa assoluta proibizione di uscire dalle case. La linea tedesca di resistenza si sposta verso Montalfoglio.

15 agosto. Bombardamenti spaventosi terrorizzano la popolazione che sta tutta rifugiata nelle cantine. I proiettili colpiscono alcune case del paese. Una grande battaglia si svolge nella via del Piano. Nella contrada Miralbello il cantoniere Basili Adelelmo viene colpito mortalmente da una scheggia.

“Un altro fatto accadde intorno al 15 agosto al passo di Castelleone/Fratterosa in prossimità dell’abitazione di Campanelli Giovanni. Tre sminatori polacchi si riposavano presso la casa. Un graduato polacco gli ordinò di continuare il lavoro di sminatura, ma un colpo di artiglieria tedesco sparato da nord li colpì in pieno ammazzandoli tutti e tre. Il graduato rimase sconvolto e disperato per la perdita”.

“I giorni cruciali della liberazione di San Lorenzo furono il 18-19 e 20 agosto 1944”.

17 agosto. Nella notte i tedeschi abbandonano tutta la pianura del Cesano ed il paese e si ritirano verso Montalfoglio e Fratterosa. Fu ritrovato un foglietto del Comando Tedesco che diceva: San Lorenzo sarà distrutto.

“Nella notte tra il 17 -18 agosto una auto blindo polacca sulla riva destra del Cesano dall’altezza dell’acqua purgativa prese di mira la Rocca Amadori. In terra furono trovate tre cassette e i bossoli calibro 50. Sul muro di palazzo Amadori si vedevano gli zampilli dei colpi e anche le scie delle pallottole traccianti. Nella mattinata di venerdì 18 agosto si presenta una giornata di grande allarme.

Una pattuglia di polacchi entra in paese e si mette in contatto con i nostri Gap (Gruppi di Azione Patriottica) che erano nascosti sotto il palazzo di Conti-Coli l’attuale bar dei cacciatori. Piazzarono i fucili mitragliatori Bren sul terrazzo di casa Gazzetti, in Via Flli Rosselli 3, per far bersaglio sulla Rocca- Palazzo Amatori, un’altra alla fontana della Pieve.
Diedero delle bombe a mano al cuoco dei tedeschi Belardinelli Belgio che giornalmente portava la carne ai tedeschi macellata da Mazzarini Giuseppe. Incoraggiato da Gherardi Amelio che era armato di mitra, gettò la bomba verso la sentinella che ferita fu finita con una raffica di mitra. A palazzo Amadori sembra ci fossero rimasti 4-5 tedeschi. Con la reazione dei tedeschi Gherardi e Belardinelli saltarono il muro nella parte bassa verso via Garibaldi con i tedeschi che lanciavano bombe a mano e raffiche di mitra. Si salvarono per miracolo.

Altri laurentini stavano osservando l’azione. Nel frattempo a casa Gazzetti i polacchi avevano aperto il fuoco. Iniziò quindi il cannoneggiamento alleato al castello, al Municipio, al borgo. I tedeschi fuggirono verso Montalfoglio e poi ritornarono alla postazione. Nella serata i tedeschi spararono sul paese uccidendo Moschini Nazzareno nei pressi del Crocefisso”.

19 agosto. Una pattuglia di polacchi entra in paese. Le mitragliatrici sono piazzate nella fontana pubblica, sui gradini della Pieve e sullo scalone del Comune. Guidati da alcuni partigiani, i polacchi tentano di prendere d’assalto la rocca. Comincia il bombardamento del castello. Dal fortilizio i tedeschi sparano all’impazzata su paese e civili. Un uomo, Moschini Nazzareno, è stato trovato morto nelle vicinanze del Crocefisso. Nella notte tutti i tedeschi fuggono.

“Sabato 19 agosto 1944 soldati polacchi e partigiani della Maiella tentano di riattaccare la rocca. Viene uccisa una seconda sentinella tedesca che fu seppellita sulla strada di Montalfoglio, in fondo alla costa lunga, dai tedeschi in fuga tra la notte di Sabato e Domenica.”

Domenica 20 agosto. Giungono in paese due autoblindo polacche DAIMLER. Un autoblindo di posizionò nella piazzetta della Basilica spara nella collina di Roncaglia dove sono annidati nuclei tedeschi. San Lorenzo in Campo fu liberata dall’ 111° Compagnia, 2° Squadra del Reggimento Lancieri dei Carpazi del 2° Corpo d’armata polacco, comandata dal Tenente Colonello Zakrzewski Stanislaw e Unità della Brigata Maiella. Si arruolarono nella Brigata Maiella due laurentini, Federici Fabio e Banci Ada. Anche i nostri GAP laurentini andarono alla conquista della rocca, Barberini Nello, Ghelardi Amelio e altri da sotto il muro della rocca lanciarono due bombe a mano sopra il muro e costatarono poi che i tedeschi erano fuggiti.

20 – 21 agosto. Vengono liberate numerose località in provincia di Pesaro tra le quali Pergola, San Lorenzo in Campo e Fratte Rosa.

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Cartina Militare Polacca della liberazione di San Lorenzo in Campo ed altre zone limitrofe

(Testimonianze dirette raccolte da Luciano Baldarelli. Si ringraziano i signori Campanelli Giovanni, Righi Renato, Oscar Livieri detto Aronne, Biondi Enzo, Arrigo Parroni e Ghilardi Luigi Astelio detto “Biagio”. Altre testimonianze tratte da Chronicon di Mons. Francesco Medici, San Lorenzo in Campo 1920 – 1946 pubblicato in Anicò, Rivista della società Studi Storici Cesanensi, Urbania 2003  – Elaborazione testi a cura dell’Anpi Valcesano)


Variazioni Amministrative dall’Unità d’Italia

  • 18/03/1861 Costituzione del Comune di San Lorenzo in Campo
  • 01/08/1869 Riceve territorio dai cessati comuni di San Vito sul Cesano e Montalfoglio
  • 10/11/1928 Riceve territorio dal cessato comune di Fratte Rosa (Regio Decreto N. 2273 del 13/09/1928)
  • 11/07/1937 Cede territorio per la costituzione del comune di Fratte Rosa (Legge N. 904 del 03/06/1937)